L'abisso E. Revel: forma e profondità

Eccoci qui dopo l'ennesima escursione fatta nell'abisso Revel.

L’escursione aveva degli scopi precisi: recuperare un sensore di temperatura e rivedere la scheda d'armo ma alla fine è venuto fuori un lavoro molto più completo.

La mattina del 7 Settembre ci siamo ritrovati in sette, gli zaini erano pesanti anche per via del fatto che avevamo preso la decisione di allestire un piccolo campo con due tende in cui passare la notte, oltre ad una adeguata quantità di viveri. Per fortuna il luogo in cui piazzare il campo si trova a pochi minuti dalle auto. Il lavoro da svolgere probabilmente sarebbe stato possibile farlo in giornata, ma avevamo preferito darci tempi più comodi che prevedevano anche una serata conviviale (che non guasta mai) condita di alcune bottiglie di buon vino e cibi cucinati sulla brace. Grazie soprattutto al clima veramente splendido la scelta non poteva essere più azzeccata.

Nella tarda mattinata di Sabato siamo vestiti e pronti ad incominciare, Silvio inizia ad armare la discesa nella meravigliosa verticale, seguito dal sottoscritto. Giunti alla profondità di -100 circa, dove un micro terrazzino consente di rilassarsi e attendere chi successivamente ci segue con altro materiale d'armo, un sasso grosso come una noce di cocco, colpisce chi mi precede nell'armo procurandogli per fortuna "solo" una forte e vistosa contusione alla spalla sinistra. Sicuramente non è un buon inizio per l'escursione. Dopo poco ci raggiunge il terzo della fila, autore involontario del "lancio" del sasso e dopo una veloce consultazione decidiamo di comune accordo di far guadagnare l'uscita allo sfortunato ragazzo seguito dal sottoscritto.  Nei frazionamenti incrociamo gli altri escursionisti raggiungendo in fine l'unica donna del gruppo che aveva il compito del contatto radiofonico all'esterno. La prosecuzione verso il fondo dell'abisso degli altri quattro partecipanti avviene celermente. La base della grotta viene raggiunta dal restante gruppetto in poco meno di due e solo allora il programma vero e proprio ha inizio.

Appena giunti sul fondo, il gruppo fotografa il consistente residuo nivale, segno di una stagione invernale ricca di abbondanti nevicate. Quasi subito il gruppo nota che qualche "curioso" ha spostato il sensore dalla sua collocazione originaria, probabilmente durante l’estate. Per fortuna tuttavia, il sensore è integro. L'analisi dei dati ci rivelerà poi l'esatto momento della birichinata. Raggiunto il primo obbiettivo della giornata i primi due del gruppo iniziano la risalita mentre i rimanenti si preparano ad iniziare la redazione della scheda d'armo, il nostro secondo obiettivo.

Nell'organizzazione dell'uscita avevamo programmato, oltre alla revisone delle distanze dei frazionamenti, di effettuare anche un rilevamento delle sezioni trasversali con l'intento di sviluppare un modello tridimensionale dell'abisso, a questo proposito si decise di effettuare le misurazioni ogni 20m di quota per mezzo di un distanziometro laser, già da allora era chiaro che queste operazioni avrebbero influito sulla progressione di risalita ma la risalita si rivela ancora più lenta del previsto.
Nel tardo pomeriggio escono i primi due dei quattro partecipanti, mentre gli altri, con i quali c'è sempre stato un continuo contatto radiofonico, continuavano il lavoro da svolgere che interrompono solo quando giungono a quota -100 circa, cioè alla base del microterrazzino teatro dell'icidente iniziale.
Poco dopo anch'essi guadagnano l'uscita e all'ora di cena, con il fuoco già scoppiettante, ci raggiungono al campo.  L'abisso per fortuna è a soli 15 minuti dal luogo in cui abbiamo allestito il nostro mini campo che si trova dentro il bosco a pochi passi dal sentiero numero 7 che da Piglionico conduce al rifugio Rossi.

E’ domenica e ce la prendiamo comoda svegliandoci in orario d'ufficio consumando una colazione spartana. Poi, mentre io e l'autore principale del rilievo ci avviamo verso l'abisso, gli altri iniziano a smontare il campo.
Servono più di tre ore per completare il lavoro, mancavano gli ultimi cento metri delle sezioni trasversali con le distanze dei frazionamenti fino al pilastrino da cui inizia la discesa dall'ingresso e il disarmo completo. Dopo aver filato le corde nei sacchi ci riuniamo agli altri ad eccezione di due che mattina hanno in programma un’ arrampicata su una via della parete nord della Pania Secca. Tutto il gruppo comunque si ricompatta con i piedi sotto il tavolo del rifugio Rossi intorno alle 14 dove facciamo pranzo.
La pioggia che ci aveva graziato durante le operazioni in grotta nel frattempo comincia a scendere copiosa rinfrescando l'aria, poi le nuvole si diradavano, regalandoci la pausa necessaria per guadagnare asciutti la via del ritorno. A metà pomeriggio della Domenica 8 Settembre l'escursione può definirsi conclusa con la giusta soddisfazione di avere fatto un'ottimo lavoro.

Adesso è compito dei cartografi di far prendere forma (3D) al rilievo e sopratutto del responsabile dello studio di monitoraggio ambientale di analizzare i dati per far conoscere i mutamenti climatici dell'abisso E. Revel.

Un vivo ringraziamento va a quanti hanno partecipato alle escursioni, e in questo caso a: Pascal Vacca, Andrea Russino, Andrea Fioretti, Mattia Rausa, Silvio Pierini, Radmilla Bonjevac e Giuseppe Mancini (autore del testo), tutti soci del G. S. Pi

Pisa 22 Settembre 2013